Completamento lavori di restauro dell'organo del Santuccio

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immagine progetto 'Completamento lavori di restauro dell'organo del Santuccio'
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L’organo del convento di S. Maria degli Angeli detta il Santuccio di Siena (dal 2024 parte del circuito dei Musei Nazionali di Siena) rappresenta un unicum da molti punti di vista. L’antichità del materiale fonico e meccanico che ancora si conserva, la particolarità dei doppi comandi che ne consentivano l’uso sia dalla clausura sia durante le celebrazioni che si svolgevano nella chiesa esterna e la sopravvivenza di un impianto fonico basato sul Fa di 6’ rendono questo strumento, sebbene stratificato - realizzato nel 1531, ma ammodernato tra il 1610 e il 1612 da Cesare Romani -, una preziosa testimonianza della scuola organaria rinascimentale toscana e della storia organaria senese, miracolosamente scampato alle riforme “ceciliane” di inizio secolo che portarono alla scomparsa o all’alterazione irreversibile di molti strumenti. All'unico somiere sono quindi collegate due tastiere con relativa catenacciatura, due pedaliere e due serie di comandi dei registri, separati da una porzione di muratura e da una grata; attorno al vano, sul lato destro dell’altar maggiore, compaiono numerose decorazioni (animali fantastici, volti d’angelo) e fini dorature. Del resto, tutta la chiesa ha una vocazione musicale: le opere ai lati dell’altare – la tela con Santa Cecilia all’organo attribuita ad Antonio Buonfigli (primo quarto del Seicento) l’affresco con Concerto d’angeli firmato da Ventura Salimbeni (1612), così come quello di Rutilio Manetti nella strombatura lato clausura (1610) – richiamano la passione per la musica delle giovani agostiniane del Santuccio che suonavano e si dedicavano al canto. L’organo, di fatto muto dall’inizio del ‘900, è totalmente inefficiente anche se le condizioni conservative dei materiali interni sono abbastanza buone. L’intervento si compone del restauro di materiale fonico e meccanico conservato (ad eccezione del mantice Cummins, che verrà sostituito con uno appositamente costruito), del ripristino della meccanica, in cui particolari difficoltà presenta il registro del Flauto, manomesso, della ricostruzione delle pannellature; e del restauro dei dipinti murali parte del complesso. Il restauro, a cura dello studio Marco Fratti di Campogalliano (Modena), specializzato nel settore, è stato avviato nel 2011 e articolato in 2 lotti di lavori, il secondo dei quali, al decadere dei contributi previsti, è rimasto sospeso e necessita di un completamento per salvaguardare questo straordinario oggetto e renderlo funzionante, restituendolo al suo uso e alla comunità.

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